Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza

Pubblichiamo integralmente il comunicato ricevuto da ALICe Italia Odv.

MANIFESTO PER LA NUOVA LEGISLATURA
“NON SPRECARE L’OCCASIONE DELLA RIFORMA”

Roma
9 Settembre 2022

ORGANIZZAZIONI ADERENTI AL PATTO
Il Patto raggruppa 52 organizzazioni, la gran parte di quelle della società civile coinvolte
nell’assistenza e nella tutela degli anziani non autosufficienti nel nostro Paese: rappresentano gli
anziani, i loro familiari, i pensionati, gli ordini professionali e i soggetti che offrono servizi. Si tratta
della comunità italiana della non autosufficienza, che ha deciso di superare confini, appartenenze e
specificità per unirsi.
Acli – Associazioni cristiane lavoratori italiani; AGeSPI – Associazione Gestori Servizi sociosanitari
e cure Post Intensive; AIP – Associazione Italiana Psicogeriatria; AISLA – Associazione Italiana
Sclerosi Laterale Amiotrofica; A.L.I.Ce. Italia ODV – Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale;
Alzheimer Uniti Italia Onlus; AMOR – Associazione Malati in Ossigeno-ventiloterapia e
Riabilitazione; ANAP Confartigianato Persone – Associazione Nazionale Anziani e Pensionati;
Anaste – Associazione nazionale strutture territoriali; Anaste – Associazione nazionale strutture
territoriali; A.N.N.A. – Associazione Nazionale Nutriti Artificialmente; ANPA Confagricoltura –
Associazione Nazionale Pensionati Agricoltori; ANP-CIA – Associazione Nazionale Pensionati Cia;
A.R.I.S. – Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari; Associazione Apnoici Italiani – APS;
Associazione APRIRE – Assistenza Primaria In Rete – Salute a Km 0; Associazione Comitato
Macula; Associazione Italiana Pazienti BPCO Onlus; Associazione Prima la comunità; Associazione
Nazionale Pazienti Respiriamo Insieme – APS; Assindatcolf – Associazione Nazionale dei Datori di
Lavoro Domestico; Assoprevidenza – Associazione Italiana per la Previdenza Complementare;
CARD ITALIA – Confederazione Associazioni Regionali dei Distretti; CARER ETS – Associazione
Caregiver Familiari; Caritas Italiana; Cittadinanzattiva; CNA Pensionati; Confederazione Parkinson
Italia; Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali; Consorzio MU.SA. – Consorzio Mutue
sanitarie; Diaconia Valdese; F.A.I.S. – Federazione Associazioni Incontinenti e Stomizzati;
Federazione Alzheimer Italia; Federazione Nazionale Coldiretti Pensionati; Fimiv – Federazione
italiana della mutualità integrativa volontaria; FNOPI – Federazione Nazionale Ordini Professioni
Infermieristiche; FNPA Casartigiani – Federazione Nazionale Pensionati Artigiani; FNP CISL
PENSIONATI; Forum Disuguaglianze Diversità; Forum nazionale delle Associazioni di Nefropatici,
Trapiantati d’organo e di Volontariato; Forum nazionale del Terzo Settore; La Bottega del Possibile
APS; Legacoopsociali; Movimento per l’invecchiamento attivo, diritti sociali e sanitari; Network Non
Autosufficienza (NNA); Percorsi di secondo welfare; Professione in famiglia; S.I.G.G. – Società
Italiana di Gerontologia e Geriatria; SIGOT – Società Italiana di Geriatria Ospedale e Territorio;
S.I.M.F.E.R. Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa; SOS Alzheimer; SPI-CGIL –
Sindacato Pensionati Italiani; UNEBA – Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale

NON SPRECARE L’OCCASIONE DELLA RIFORMA
Nella nuova legislatura dovrà essere approvata la riforma dell’assistenza agli anziani non
autosufficienti, prevista dal PNRR. È un atto decisivo per la vita dei 10 milioni di persone interessate.
Tre sono le condizioni da rispettare per riuscire a cogliere questa storica occasione.
Primo, fare della non autosufficienza una priorità politica
In Italia esiste una diffusa questione sociale che ha sempre incontrato difficoltà nel trovare ascolto da
parte della politica nazionale. È quella riguardante gli anziani non autosufficienti: se si considerano
loro, i familiari e chi li assiste professionalmente si arriva a circa 10 milioni di individui. Sino a che
un tema di così ampio rilievo sociale rimarrà ai margini del dibattito politico, sarà impossibile mettere
in campo gli sforzi progettuali e i significativi stanziamenti necessari per fornire risposte adeguate
alle tante persone interessate. La nuova legislatura è chiamata, dunque, ad un cambio di passo:
collocare la non autosufficienza al centro dell’agenda politica.
Secondo, essere ambiziosi nel disegno degli interventi
Il PNRR prevede una riforma che introduca “un sistema organico di assistenza agli anziani non
autosufficienti” in Italia. È un atto atteso da trent’anni e che, nel frattempo, è stato compiuto in tutti i
Paesi europei simili al nostro. Ovunque questa innovazione ha modificato in profondità il settore,
rafforzandolo notevolmente. La legislatura al termine ha avviato l’iter, la prossima dovrà compiere
le scelte decisive e portarlo a compimento. Attenzione però: il PNRR obbliga a fare la riforma ma
non obbliga a fare una buona riforma, cioè un dispositivo che contenga le risposte necessarie per
migliorare la qualità della vita delle persone coinvolte. Questo dipenderà dalla sua elaborazione. Il
rischio da evitare è quello di un atto che si fermi alla dichiarazione di intenzioni condivisibili senza
migliorare effettivamente le cose. È compito della prossima legislatura saper procedere in una
direzione diametralmente opposta.
Terzo, unire le forze verso un obiettivo comune
Da solo, nessuno riuscirà a realizzare una buona riforma di un settore oggi così frammentato come la
non autosufficienza. È necessaria, invece, la proficua collaborazione tra i tanti soggetti in causa,
valorizzando le competenze di ognuno: i diversi Ministeri coinvolti, le rappresentanze delle Regioni
e dei Comuni, il Patto e così via. Nella nuova legislatura bisogna unire le forze, non a parole ma nello
sforzo concreto e faticoso per costruire il cambiamento. Il Patto, dopo aver ottenuto l’introduzione
della riforma nel PNRR (inizialmente non prevista), può contribuire con la propria dettagliata
proposta per l’introduzione del “Sistema Nazionale Assistenza Anziani”. Di seguito se ne illustrano
i punti chiave e la versione completa si trova in www.pattononautosufficienza.it.

10 MOTIVI PER INTRODURRE IL SISTEMA NAZIONALE ASSISTENZA ANZIANI

  1. Nascita di un nuovo settore dello stato sociale
    Si vuole costituire il Sistema Nazionale Assistenza Anziani (SNA), che comprende tutte le misure di
    responsabilità pubblica – sociali e sanitarie – per l’assistenza agli anziani non autosufficienti. Come
    già avvenuto nelle altre riforme europee, la non autosufficienza diventa così un ambito autonomo del
    welfare. Dar vita allo SNA rappresenta un passaggio storico: significa riconoscere la specificità degli
    interventi forniti e attribuire al settore, sinora trascurato, la necessaria legittimazione istituzionale e
    politica.
  2. Dalla frammentazione a un solo sistema
    Lo SNA supera l’attuale frammentazione degli interventi per costruire un unico sistema integrato
    della non autosufficienza. Un simile cambiamento modifica tanto le relazioni tra le filiere pubbliche
    delle politiche sanitarie e delle politiche sociali, quanto quelle tra loro e le realtà del privato e del
    terzo settore. L’utilizzo di tutte le risorse disponibili viene definito e programmato congiuntamente
    dai diversi soggetti coinvolti, a livello statale, regionale e locale. Nei territori, le diverse risposte sono
    fornite insieme, nel contesto di progetti assistenziali integrati.
  3. Tutela pubblica della non autosufficienza
    La tutela della non autosufficienza va riconosciuta quale responsabilità pubblica. Di conseguenza, lo
    SNA si fonda su un finanziamento pubblico atto a garantire il diritto all’assistenza. Alla definizione
    del principio devono seguire azioni coerenti: si prevede, dunque, un incremento delle risorse dedicate
    in grado di assicurare adeguati livelli essenziali sanitari (LEA) e sociali (LEPS) per la non
    autosufficienza. Tali livelli sono da definire, in coerenza con la nuova logica, in modo contestuale e
    unitario.
  4. Servizi riconoscibili e facili da raggiungere
    La riforma vuole superare gli ostacoli che rendono spesso difficile, per familiari e anziani, stabilire il
    primo contatto con i servizi pubblici. Lo fa puntando sul Punto Unico di Accesso, presso la Casa della
    Comunità, quale luogo fisico di facile individuazione che offre informazioni sugli interventi
    disponibili, orientamento su come riceverli e supporto nelle pratiche amministrative.
  5. Accesso al Sistema con una sola valutazione
    S’intende semplificare l’attuale pletora di valutazioni delle condizioni degli anziani, troppe e non
    connesse tra loro. L’accesso allo SNA è determinato dalla sola Valutazione Nazionale di Base (VNB),
    che assorbe le diverse valutazioni nazionali esistenti e definisce la possibilità di ricevere le prestazioni
    statali. Alla VNB è collegata la successiva valutazione multidimensionale territoriale, di competenza
    di Regioni e Comuni, per ottenere le prestazioni di loro responsabilità: svolta la prima, gli anziani
    sono indirizzati alla seconda, che parte dalle informazioni raccolte in precedenza.
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  6. Nuova domiciliarità: unitaria, appropriata e continua
    La permanenza a casa degli anziani non autosufficienti rappresenta la priorità dello SNA. In questa
    prospettiva, si prevedono tre mosse per superare le attuali criticità dei servizi domiciliari. Primo,
    assicurare risposte unitarie da parte di Comuni e Asl. Secondo, offrire un appropriato mix di
    prestazioni: medico-infermieristico-riabilitative, di aiuto all’anziano nelle attività fondamentali della
    vita quotidiana e di affiancamento a familiari e badanti. Terzo, garantire l’assistenza per il tempo
    effettivamente necessario, stabilendone la durata in base ai bisogni di anziani e familiari.
  7. Residenzialità del futuro
    Per poter assistere in modo appropriato gli anziani che non è possibile seguire a domicilio, i servizi
    residenziali richiedono un’azione di aggiornamento sostanziale. Si vuole garantire la dotazione di
    personale necessaria – per numerosità e competenze – a rispondere opportunamente ai diversi bisogni.
    S’intende assicurare la qualità degli ambienti di vita, privilegiando modelli costruttivi e organizzativi
    amichevoli, domestici e familiari, la tutela dei diritti e della privacy. Si prevede l’integrazione delle
    residenze con le comunità locali e con l’intera filiera dei servizi del territorio.
  8. Accompagnamento per tutti, più equo e più appropriato
    L’obiettivo primario dello SNA è la costruzione di un sistema di servizi integrato e omogeneo su
    tutto il territorio nazionale. La riforma dell’indennità di accompagnamento, tramutata nella
    prestazione universale per la non autosufficienza, si inscrive a pieno titolo in questa prospettiva. La
    prestazione conferma l’universalismo, mantenendo la possibilità di riceverla esclusivamente in base
    al bisogno di assistenza. Incrementa l’equità, graduando l’ammontare in modo che aumenti al
    crescere di tale bisogno. Migliora l’appropriatezza, prevedendo la scelta tra l’utilizzarla come
    contributo economico o per ricevere servizi alla persona, e incentivando questi ultimi.
  9. Riforma a misura delle famiglie
    Il sostegno ai familiari che si prendono cura degli anziani non può restare una questione settoriale
    ma deve rappresentare un obiettivo che attraversa l’intera architettura dello SNA. I nuovi interventi
    sono stati disegnati in tale ottica; ne è un esempio la previsione di un’assistenza a domicilio che
    garantisca un appropriato pacchetto di prestazioni e una durata adeguata. Nondimeno, si prevedono
    specifiche misure rivolte ai familiari quali supporto psicologico, forme di conciliazione tra impegni
    di cura e di lavoro, tutele previdenziali e altre.
  10. Assistenti familiari non più ai margini
    La riforma deve collocare la figura delle assistenti familiari (“badanti”) all’interno dello SNA. Da un
    lato, prevedendo incentivi economici per lo svolgimento della loro attività in modo regolare.
    Dall’altro, mettendo a punto un profilo professionale nazionale che precisi l’insieme di competenze
    necessarie e il relativo iter formativo. L’obiettivo è un lavoro di cura di qualità, per chi lo compie e
    per chi lo riceve.
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