Diabete: per i medici il cuore è tra bersagli “preferiti” dalla malattia

Il cuore è uno dei bersagli ‘preferiti’ del diabete. Chi è affetto da questa condizione dovrebbe fare ancor più attenzione oltre che ad uno stretto controllo della glicemia, anche agli altri principali fattori di rischio per malattie cardiovascolari (ipertensione, dislipidemia).

E’ il monito della Società Italiana di Diabetologia (Sid), che ricorda come le malattie cardiovascolari rappresentino la principale causa di morte in tutti i Paesi occidentali, Italia compresa, con il diabete che raddoppia il rischio di incorrere in una patologia coronarica, nell’ictus ischemico e di morte per cause cardio-vascolari. Un rischio che si concretizza molto precocemente, visto che la malattia macrovascolare inizia ben prima della prima diagnosi di diabete di tipo 2 (ecco perché le malattie cardiovascolari nelle persone con diabete insorgono in età più precoce rispetto al resto della popolazione).

Particolarmente a rischio sono le donne. “Oggi più che mai – afferma il professor Francesco Purrello, presidente della Società Italiana di Diabetologia – è assolutamente necessario che diabetologi e cardiologi lavorino insieme, su protocolli diagnostici e terapeutici condivisi, organizzando ad esempio ambulatori gestiti in comune o forme di teleconsulto, in cui confrontarsi e prendere decisioni condivise. Per questo le Società scientifiche hanno intensificato la collaborazione, con questo documento e con incontri che prevedono la partecipazione di diabetologi e cardiologi della stessa sede”.

Gli fa eco Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia: “Il diabete rappresenta ancora uno dei maggiori fattori rischio per le malattie cardiovascolari. I soggetti diabetici hanno spesso una patologia coronarica più severa e diffusa. I cardiologi ed i diabetologi, insieme per la prima volta, hanno stabilito come gestire il rischio cardiovascolare nel paziente diabetico in questo nuovo documento scritto sulla base delle ultime evidenze scientifiche disponibili”.

“Circa il 30% delle persone con diabete – ricorda poi il professor Agostino Consoli, presidente eletto Sid – ha già avuto un evento cardiovascolare o cerebrovascolare e/o presenta i segni di una insufficienza cardiaca. Questi sono diabetici già cardiopatici che hanno bisogno delle cure di entrambi gli specialisti. Inoltre è stato recentemente dimostrato che farmaci sviluppati per la terapia del diabete offrono anche, specialmente nei soggetti già cardiopatici, protezione verso gli eventi cadiovascolari e verso le ospedalizzazioni per scompenso cardiaco. E’ fondamentale quindi che in questi soggetti detti farmaci vengano adoperati: di qui la necessità di una stretta ‘alleanza’ culturale e clinica tra diabetologi e cardiologi”.

L’immagine di copertina è di Kristina Litvjak (Unsplash)

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